Questa tua pelle ardente (The sacred flame)
Di William Somerset Maugham.
ConGabriele Catalano, Francesca Giacardi, Maria Teresa Giachetta, Jacopo Marchisio, Gianluca Nasuti, Stelvio Voarino. Scene di Alessandra Giacardi e Massimo Ferrando. Costumi di Stefania Camurati e Laura Maule. Effetti sonori di Massimo Bressan. Traduzione e adattamento di Jacopo Marchisio. Regia dei Cattivi Maestri.

William Somerset Maugham (1874-1965), narratore tra i più apprezzati del Novecento e attivo drammaturgo, era in realtà laureato in medicina: non esercitò mai, ma probabilmente si ricordò dei suoi studi quando compose questa commedia, presentata a Londra nel 1928 e di cui nel 2009 i Cattivi Maestri hanno presentato la prima produzione sulle scene italiane.
È essenziale, accostando il testo, ricordare che si avvicina al secolo di vita. Solo così si può davvero valutare cosa rappresenti, per lui stesso e per chi gli sta intorno, l'invalidità di Maurice Tabret, il pilota militare che un incidente alla fine della Grande Guerra ha reso invalido, mutilato e impotente. Oggi difficilmente la sua condizione, per quanto disperata, costituirebbe il punto di partenza per un dibattito sulla vita e la morte, più o meno “dolce”: ma all'epoca, per le condizioni medico-scientifiche di allora, la sua figura di uomo d'azione costretto in un busto che gli provoca dolori lancinanti, senza nessuna possibilità di miglioramento, poteva indurre a più cupe riflessioni.
Non è cambiata, invece, l'onestà intellettuale con cui l'autore imposta il dramma, semplicemente esponendo un problema: sino a che punto la vita è accettabile se per condursi avanti ha bisogno di appoggi esterni? Quali difficoltà crea l'invalidità nei rapporti fra chi è malato e chi è sano?
Questa tua pelle ardente fa poi valere il mestiere di Maugham nella scorrevole eleganza di un dialogo raffinato, senza concessioni al patetismo, in un gioco di ben dosati colpi di scena da infallibile commedia borghese. Così, per sottolineare quanto di attuale vi sia nel testo senza però privarlo dei tratti – anche datati – della sua epoca, l'allestimento depura via via la scena, inizialmente realistica, verso una simbolica astrazione in bianco e nero che si concentra sul problema morale trascurando gli orpelli salottieri. Elemento cardine è poi il tempo: l'azione si svolge nel giro di poche ore, ma il trascorrere dei minuti sembra regolarsi sull'interiorità dei personaggi, ognuno dei quali evolve a suo modo, liberandosi di pesi e condizionamenti. Così, le cifre dei quadranti degli orologi sono confuse, come impazzite; e il ticchettio che si traode è quello degli istanti che passano, ma può anche rappresentare il battito di cuori angosciati.


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